Premesse

La comunicazione profonda tra due persone è una rarità di valore inestimabile. La sola cosa che ci permette di sottrarci a quella trappola che è la solitudine esistenziale da cui tutti proveniamo e cui tutti siamo destinati. Si nasce soli e soli si muore, ma nel nostro cammino su questa terra è possibile incontrare qualcuno in grado di inabissarsi nei nostri meandri più profondi ed oscuri, portandovi luce, calore, conforto. Qualcuno che a quell'abisso riesce a parlare e a dare ascolto. Una condizione tanto rara quanto labile, appunto. Non bisognerebbe mai dimenticare quanto certi incontri siano preziosi, e quanta attenzione e cura e sacrificio e sofferenza meritino. Perchè oltre quel meraviglioso e sottilissimo filo, c'è un silenzio senza confini.

Argentina - Amici in viaggio

El TANGO di Borges


Dove saranno? Chiede l'elegiadi quelli che oramai non sono più, come esistesse un luogo dove l'Ieri possa esser l'Oggi, l'esser Ancora, il Sempre.
Dove sarà (ripeto) la teppaglia che in polverosi vicoli sterratio in perduti villaggi istituì la setta del coltello e del coraggio?
Dove saranno quelli che passarono lasciando all'epopea un episodio, una favola al tempo, e si affrontarono al coltello, senz'odio o ardore o lucro?
Nella leggenda li cerco, nell'ultima brace che serba, come vaga rosa,qualcosa dell'intrepida canagliache stava a Balvanera o ai Corrales.
Quale deserto, quali oscuri vicoli dell'altro mondo abiterà la dura ombra di chi era già un'ombra oscura,di Muraña, coltello di Palermo?
E quel fatale Iberra (i santi ne abbiano pietà) che su di un ponte uccise il Ñato, suo fratello, che morti ne doveva più di lui, e così furono pari?
Una mitologia di pugnali lentamente si annulla nell'oblio; una canzon di gesta è andata persa in sordide notizie poliziesche.
C'è un'altra brace, un'altra ardente rosa di quella cenere che li conserva; lì sta la gente altera del coltello, lì il peso della daga silenziosa.
Benché la daga ostile o l'altra daga, il tempo, li dissolsero nel fango, oggi, al di là del tempo e dell'infausta morte, quei morti vivono nel tango.
Vivono nelle corde e nella musica della tenace chitarra operosa che concerta in milonghe fortunate la festa e l'innocenza del coraggio.
Gira la gialla ruota della giostra di cavalli e leoni e mi raggiunge l'eco dei tanghi di Greco e di Arolasche vidi un tempo danzare per strada,
in un istante che affiora isolato, senza prima né poi, contro l'oblio, e ha il sapore di quel che abbiamo perso, che abbiamo perso e a un tratto ritrovato.
Vi sono cose antiche in quegli accordi, la pergola intravista, l'altro patio. (Dietro, i suoi muri sospettosi il sudha in serbo una chitarra e un pugnale).
Quest'incantesimo, questa ventata, il tango, sfida gli anni affaccendati; di polvere e di tempo, l'uomo dura meno della leggera melodia,
che è solo tempo. Il tango crea un torbido passato ch'è irreale e in parte vero,un assurdo ricordo d'esser morto in duello, a un cantone del sobborgo.

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